Ci è capitato di discutere con alcuni cittadini della fama di Stefano Bellaria ‘Bravo ragazzo’, dote vista come assolutamente positiva in generale, ma che in politica parrebbe essere un ostacolo al raggiungimento degli obiettivi fissati.
Questa è una visione distorta della realtà. Se di Buona Politica vogliamo parlare è necessario superare l’idea del ‘per fare politica bisogna avere il pelo sullo stomaco’.
Per attuare i propri ideali, i propri progetti in democrazia occorre vincere le elezioni e governare. Ma per vincere non si può perdere se stessi, assumere i metodi di far politica degli avversari, intrecciare politica e affari, darsi ad operazioni di tipo clientelare, assumere una gestione del potere disinvolta, non come servizio ai cittadini e strumento per obiettivi validi, ma come risposta ai propri interessi particolari.
Si sente sola, la buona politica, perché avverte che anche chi guarda a lei con convinzione, si smarrisce talora e si confonde dietro al mito del successo ad ogni costo.
Anche quando non sia penalmente un reato, una presenza nelle istituzioni che non si accompagni a uno stile sobrio e rigoroso costituisce un’offesa a quegli ideali che devono segnare ogni forza progressista. Nessun fine giustifica più i mezzi che si utilizzano. Fine e mezzi devono autonomamente avere un loro fondamento etico. In caso contrario si è venuti meno ad un dovere di coerenza.
Se la politica è prevalentemente cattiva e rende marginale o irrisa quella buona, è prima di tutto responsabilità nostra come cittadini. Il nostro impegno, il nostro dovere di informarci, dire la nostra, partecipare, scegliere renderebbe la politica migliore, le istituzioni più vicine ai cittadini, gli eletti con il nostro voto più competenti, rigorosi, coerenti.
Giudizi sommari, luoghi comuni, accuse generiche e indistinte ottengono come solo risultato quello di allargare i fossati, di tenere lontani i giovani. I luoghi comuni sulla politica aiutano a vincere quella cattiva.
La buona politica soffre di solitudine perché sta indebolendosi la partecipazione.
Ecco allora la sfida di fronte a noi: battere l’indifferenza.
Delegare ad altri, disinteressarsi, essere disimpegnati non è una virtù. La virtù civile e democratica è dedicare momenti del proprio tempo ai problemi di tutti, alla vita della comunità.
Spunti e citazioni liberamente tratti da Necessita’ (e solitudine) della “buona politica” di Vannino Chiti