Nonostante sette anni di crisi economica che hanno avuto un forte impatto sul reddito delle famiglie, i trasferimenti statali relativi agli interventi in ambito sociale per la Regione Lombardia per il 2015 si attestano secondo le previsioni a 107,3 milioni di euro, un importo considerato dai tecnici del settore insufficiente per far fronte ai numerosi bisogni emergenti delle famiglie fragili della nostra società. Tale importo, infatti, sebbene preveda un incremento dell’8% rispetto al 2014, è di ben 10 milioni inferiore allo stanziamento storico del 2009 ad inizio crisi.
Contemporaneamente il bilancio regionale destinato alle politiche sociali vede proseguire il progressivo decremento delle risorse messe a disposizione dei territori con uno stanziamento complessivo di 87 milioni, di cui 50 milioni a favore delle famiglie con componenti fragili, 37 milioni per gli Ambiti territoriali per le politiche sociali e circa 300 mila euro per la conciliazione delle politiche famiglia-lavoro.
Le politiche di spesa dei Comuni in questi anni di crisi, si sono conseguentemente concentrate su situazioni emergenziali (sostegno alle morosità, perdite del lavoro, inserimenti in comunità e alloggi temporanei), piuttosto che su interventi di prevenzione del disagio giovanile e familiare. Come attestato dal documento di programmazione regionale, di cui alla DGR X/2941 del 19 dicembre 2014, “Un welfare che crea valore per le persone, le famiglie e le comunità. Linee di indirizzo per la programmazione sociale a livello locale 2015-2017”.
Per il prossimo futuro, le linee guida regionali richiamano i fondamentali elementi sanciti dalla L.328/00 “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali” di programmazione, organizzazione e gestione del sistema integrato di interventi e servizi sociali congiunta tra enti pubblici ed esponenti del cosiddetto Terzo Settore, costituito da organismi non lucrativi di utilità sociale (Onlus), organismi della cooperazione, organizzazioni di volontariato, associazioni ed enti di promozione sociale, fondazioni, enti di patronato e altri soggetti privati.
In sostanza la Regione ammette che i risultati raggiunti in questi 15 anni sono stati inadeguati, non solo per la crisi economica ma anche a causa della frammentazione di tre fattori fondamentali per una programmazione efficiente ed efficace degli interventi in ambito sociale, quali le informazioni, le fonti di finanziamento e l’operatività dei soggetti erogatori di servizi.
La Regione ha indicato ai soggetti gestori degli Uffici di Piano dei Distretti Socio-Sanitari regionali, impegnati nella redazione entro il 30 aprile 2015 dei Piani di Zona 2015-2017, tra cui il Comune di Somma Lombardo, la necessità di attivarsi maggiormente sia sotto il profilo della programmazione, organizzazione e gestione di servizi in rete con il Terzo Settore presente sul territorio, sia nel reperimento di risorse proprie da destinarsi ai servizi sociali a favore della cittadinanza. Nel documento di programmazione la Regione sottolinea quindi l’importanza dell’attivazione o rafforzamento di due elementi chiave quali lo sviluppo della rete pubblica-privata di territorio e l’attivazione di iniziative di fund raising nei confronti di soggetti finanziatori terzi rispetto ai Fondi previsti dalla L.328/00. Soggetti finanziatori che possono essere sia pubblici, ad esempio la Comunità Europea o le Agenzie ministeriali e regionali delegate, e privati quali filantropi o fondazioni di erogazione, come Fondazione Cariplo e la Fondazione Comunitaria del Varesotto, che erogano contributi a fondo perduto per la realizzazione di progetti.
Dopo quasi vent’anni di attività professionale nel settore, credo di poter affermare a ragion veduta che lo sviluppo e redazione di progetti territoriali però non si inventa da un giorno all’altro, in prossimità di una scadenza. Affinché l’attività di progettazione possa portare a risultati importanti, non solo sotto il profilo delle risorse economiche ottenute, ma anche della qualità degli interventi realizzati così come della continuità e sostenibilità degli stessi, è necessario che si basi su una programmazione territoriale pluriennale condivisa con la rete del Terzo Settore.
Infatti, i bandi di finanziamento, strumenti utilizzati per la selezione dei progetti di migliore qualità e ai quali assegnare i contributi da parte dei donatori, richiedono elementi a cui l’ente pubblico non è in grado di rispondere in autonomia quale il partenariato pubblico e privato, la conoscenza peculiare del problema da affrontare per la quale sono fondamentali le antenne presenti sul territorio, la diversificazione e complementarietà delle competenze nell’intervento e l’elasticità nella risposta, il cofinanziamento con risorse proprie che solitamente si attesta tra il 20% e il 50% del costo complessivo del progetto, la capacità di attivazione di soggetti non convenzionali (imprese, sindacati, scuole e altre agenzie educative, privati), lo sviluppo di sistemi di monitoraggio e valutazione dei risultati, la ricerca di sistemi di sostenibilità tramite l’attivazione di un welfare generativo basato sulla capacità della comunità di prendersi in carico alcune situazioni di difficoltà prima che le stesse degenerino in situazioni emergenziali.
In quest’ottica quindi, considerando che analoghe riflessioni si possono fare non solo per l’ambito sociale, ma anche in ambito culturale, ambientale ed educativo, e guardando anche ai risultati ottenuti su altri territori della Provincia di Varese in cui il lavoro di progettazione con le reti del Terzo Settore ha portato importanti risultati nell’ultimo decennio, si ritiene che per poter soddisfare i bisogni sempre più diversificati della cittadinanza in un periodo storico in cui la contrazione dei trasferimenti statali o regionali ai Comuni è continua, sia fondamentale una programmazione di medio-lungo termine volta ad attivare politiche di lavoro in rete e di fund raising continuative che consentano alle amministrazioni locali di reperire risorse in autonomia. L’alternativa è quella di incrementare i tributi locali oppure di non fornire le risposte attese dai cittadini, due ipotesi difficilmente valutabili per un buon amministratore.
A cura di Sandro Massi
Consulente enti non profit – esperto di progettazione sociale